Era la XXVIII edizione, per iniziativa della Cooperativa Culturale “Comunità di Mentana” che era anche editrice del giornale locale.
Nella foto di prima pagina de “Il giornale di Mentana” l’immagine del carro vincitore del 1° premio intitolato “‘Na vennegna de ‘mbicci“. La manifestazione si svolse dal 25 al 26 settembre 1982, in coincidenza delle manifestazioni organizzate per il centenario della morte di Garibaldi.
Un ricco programma fu predisposto per l’occasione in questo anno centenario: storia, sport, musica. La giornata si concluse con uno spettacolo in Piazza della Repubblica, organizzato dall’Ass.ne Palazzo Crescenzio, ballo popolare dell’orchestra di Roma – Testaccio, durante il quale si svolse la premiazione dei carri allegorici.
Per le vie del paese venivano allestiti numerosi chioschi come questo (a sinistra) in piazza Garibaldi. Questi chioschi, in origine capanne realizzate con canne, arbusti e edera, e naturalmente pampini, davano la possibilità di degustare i prodotti del territorio.
Avevano come scopo la valorizzazione di uno dei prodotti più apprezzati del territorio: le uve di Mentana e il buon vino che ne derivava: giornate dedicate all’Amore per la terra e ai suoi sapori.
La 33^ Sagra dell’uva celebratasi nel 1998 ed organizzata dall’Associazione Commercianti, in cui fece la sua comparsa l’Azienda Vitivinicola di Randolfo Verdecchia con l’esposizione dei suoi vini.
Verdecchia nel 1985, aveva dato vita ad un’azienda vitiviniciola che produceva “Vino delle Terre Garibaldine”. In quell’anno, anche per onorare il ricordo della battaglia di Mentana, si presentava il vino CHASSEPOT.
Ecco la brochure di presentazione: l’attento dosaggio dei vitigni Morone, Canaiolo, Aleatico per il “rosso”; Moscato, Malvasia e Trebbiano per il “Bianco”.
Ma ormai Mentana offriva sempre meno spazi per coltivare le viti e l’azienda si trasferì nel Viterbese.
All’inizio del nuovo millennio l’affermarsi della globalizzazione, anche in campo alimentare, sembra non scalfire affatto la tradizione della Sagra dell’Uva.
Nel 2005, in occasione delle celebrazioni per la 50° edizione della Sagra, si decide anzi un rilancio della manifestazione con lo scopo di valorizzare e rinsaldare la vocazione agricola del territorio mentanese esaltando, nello stesso tempo, l’eccellenza dei suoi prodotti, unitamente alle tipicità della gastronomia locale.
Per l’occasione, la ricostituita Ass.ne Pro Loco, in collaborazione con l’amministrazione comunale, volle riproporre una festa che coinvolgesse tutte le realtà presenti. L’evento, a partire da questo anno, si chiamerà “Sagra dell’uva, del vino e dei prodotti tipici”.
Dal 29 settembre al 1° ottobre 2005, un articolato programma coinvolse associazioni e rioni in un susseguirsi di manifestazioni e spettacoli, tra cui la degustazione dei tipici “Maccaroni a Centonara”.
In un momento particolarmente difficile per il nostro territorio, sotto diversi punti di vista, siamo riusciti a traghettare la tradizione della Sagra dell’Uva ai giorni nostri.
A 12 anni dalla nuova edizione viene perciò spontaneo domandarsi: “Ha un senso far rivivere questa festa tradizionale?“.
Lo ha sicuramente per quanti credono positivo e doveroso riscoprire le proprie radici culturali. I cittadini di Mentana dimostrano, ancora una volta, l’attaccamento alla propria terra e soprattutto alle proprie origini e tradizioni, motivo di orgoglio e magari di buon auspicio per tempi migliori.
Già dallo scorso anno, pur mantenendo la tradizione, l’Amministrazione comunale ha voluto dare un segno di discontinuità e di rinnovamento rispetto al passato. Non si chiama più Sagra, ma Festa dell’Uva e dell’Agricoltura.
A Mentana non c’è più l’uva e l’agricoltura langue, ma qualche nuovo spiraglio aperto da alcuni giovani volenterosi e che vogliamo valorizzare.
E’ dato dunque spazio alla promozione di tutti i prodotti agro alimentari di Mentana, valorizzazione delle aziende locali, convegni scientifici su tematiche legate al mondo dell’agricoltura.
Amare la propria storia e le proprie tradizioni, infatti, non significa essere pezzi da museo. Significa al contrario avere delle basi solide sulle quali costruire il futuro. Perchè dalla conoscenza nascano l’amore e l’orgoglio per la propria peculiarità culturale, e quindi anche la volontà e gli strumenti per tutelare queste caratteristiche.