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Dopo la rappresentazione “Ti Racconto Rugantino”, andato di scena due volte lo scorso anno, gli ospiti della Casa Famiglia DOMUS, gestita da Il Tamburo Società cooperativa sociale, tornano sul palco in “CHE SPETTACOLO FACCIAMO?”, spettacolo meta-teatrale, ovvero di teatro nel teatro.

L’appuntamento è per Sabato 27 Maggio ore 17.30 al Piccolo Teatro La Fabbrica dei Ricordi Felici a Monterotondo, sotto la direzione artistica della regista Dania Appolloni che li accompagna in questa nuova avventura.

“Arricchiti e ancora emozionati dalla bellissima e faticosa esperienza del Rugantino, abbiamo voluto ripetere l’esperienza del teatro per gli ospiti di DOMUS, con la convinzione che attraverso il teatro è possibile sperimentare modalità comunicative diverse e acquisire maggiore consapevolezza dei propri vissuti interni ed emotivi”, dice Lucia Bellini, presidente di Il Tamburo Società cooperativa sociale, mentre le prove sono in corso e fervono i preparativi.

“Hanno così l’opportunità di effettuare un viaggio interiore e di scavare a fondo nella propria identità, come fosse un modo di prendersi cura di se stessi, del loro benessere attraverso l’espressività”, continua Lucia.

Inoltre la pratica teatrale “incentiva all’ascolto attivo, all’empatia, insegna a lavorare in gruppo e a cooperare in modo sano e funzionale con benefici individuali e collettivi”, valuta ancora la fondatrice di DOMUS.

Se è effettivamente faticoso mettere su spettacoli teatrali per realtà del terzo settore, operatori e ospiti della Casa Famiglia non si sono fermati, ben decisi ad esplorare nuove emozioni e a mettersi in gioco ancora una volta. Decisiva la collaborazione con La Fabbrica dei Ricordi Felici, spazio accogliente e professionale, che assieme a DOMUS fa rete, unendo esperienze umane e lavorative diverse che creano bellezza e valore aggiunto per i partecipanti e per l’intera comunità. Il Piccolo Teatro, realtà nuova sul territorio di Monterotondo, propone da qualche mese iniziative di qualità, stimolanti ed inclusive legate al teatro sociale, ma anche al teatro pedagogico ed artistico contemporaneo.

“Abbiamo immaginato degli attori su un palco, durante una riunione di compagnia che deve decidere che spettacolo fare e provano un po’ tutti i generi, dal musical americano all’opera classica, dalla favola per bambini al teatro napoletano per poi arrivare alla conclusione che il teatro è un modo per comunicare e che attraverso il teatro si possono, e a volte si devono, dire cose importanti”, spiega Dania.

Avendo ridotto il tempo dedicato alle prove per non stancare troppo i partecipanti, si è aperto uno spazio di gioco e di leggerezza, di laboratorio puro. Grazie alla trama le attività sono incentrate sulla danza e sulla musica, le due grandi passioni coltivate dagli ospiti di DOMUS con le attività laboratoriali che quest’anno si sono arricchite di una parte di teatro danza curata da Elena Latorre e Gabriele Planamente.

“Il lavoro di équipe è stato sicuramente la parte vincente di tutti gli spettacoli fatti con il laboratorio DOMUS in questi anni: oltre alla mia squadra di operatori teatrali, abbiamo coinvolto gli operatori della Casa Famiglia che, ciascuno con le proprie competenze, si sono messi al servizio degli ospiti, destinatari principali del teatro sociale. Sono diventati attori, costumisti, scenografi, aiuto regia dando al gruppo quell’idea di costruzione congiunta e di “insieme” che è propria del teatro”, prosegue Dania.

Un aspetto al quale l’insegnante e registra teatrale tiene in particolar modo poiché “spesso vedo vincere, in alcuni conduttori di teatro sociale, l’autoreferenzialità sull’utilità e sulla potenza dell’esperienza artistica percorsa dai partecipanti ai laboratori”.

Per Dania e il suo team, “quando si fa teatro sociale si fa un atto d’amore, si rinuncia a cuor leggero ad alte velleità performative mettendo da parte le aspirazioni artistiche personali in favore di uno spettacolo che sia su misura per il gruppo che si conduce in scena”.

“In fondo è questo il nostro mestiere e lo scopo stesso del teatro sociale: far brillare, risplendere le persone, come dice il mio maestro di teatro sociale Pascal La Delfa con il quale condivido la convinzione che il teatro mantenga sempre una funzione sociale, ovvero civile e politica nell’essenza etimologica di queste parole”, conclude Dania.

E come diceva Grotowski, il teatro non è indispensabile, ma serve ad accorciare le distanze tra te e me. E noi con i nostri attori eccezionali, le accorciamo di tanto, facendo brillare ognuno della propria bellezza.

Appuntamento a Sabato 27 Maggio alle 17.30 al Piccolo Teatro La Fabbrica dei Ricordi Felici in Via Arquati 10-12 (Monterotondo)

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