Grande cordoglio ed emozione per la scomparsa del Prof. Salvatore Giuseppe Vicario, i cui funerali si sono svolti mercoledì 16 gennaio alle ore 15.00, in una Parrocchia Gesù Maestro gremita di persone commosse. Non è facile descrivere un uomo tanto stimato, amato, una persona di spessore culturale, ricchezza interiore ed umanità, la cui scomparsa ha lasciato gli amici, i collaboratori, la cittadinanza attonita, stretti intorno alla famiglia.
Il Professor Vicario era nato a Galati Mamertino in provincia di Messina ma si era trasferito nei nostri territori e aveva esercitato la professione medica prima a Mentana dal 1953 al 1959 e poi a Tor Lupara fino al 1978. Punto di riferimento culturale tra i giovani e i giovanissimi, icona di cultura, giornalista, esperto della Storia e delle Tradizioni dei territori nordest romano, collaboratore attivo, presente agli incontri letterari di autori, tra i suoi molteplici interessi, collaborazioni lavorative e passioni c’era la volontà e il desiderio di divulgare e far conoscere la storia della nostra comunità; aveva inoltre riaperto la Pro Loco e nel 1995 aveva fondato l’Associazione Nomentana di Storia e Archeologia.In questa triste occasione vogliamo raccontarlo e rendergli omaggio dalla viva voce di chi lo ha stimato, amato e collaborato con lui. La capacità di fare cultura e saperla divulgare implica l’adozione di una disposizione mentale plastica e aperta, una profonda empatia, pronta ad accogliere ciò che non conosciamo per metabolizzarlo e rimetterlo al mondo come una parte di noi.
Giorgio Moscatelli, già giornalista RAI, inviato di guerra, 42 anni di lavoro nella Rai Radio Televisione Italiana, uomo di cultura, collaboratore con il Dott. Vicario, lo ricorda con grande intensità: “Ho conosciuto il Professor Vicario cinque anni fa, quando insieme con alcuni amici avevamo deciso di scrivere e pubblicare una rivista, per questo stavo cercando argomenti che riguardassero la mia nuova città, Fonte Nuova, dove mi ero trasferito da alcuni anni. Chiesi se c’era qualcuno che avesse una memoria storica, qualcuno che mi parlasse del territorio e del suo passato. Mi indicarono Salvatore G. Vicario, un anziano medico in pensione che amava scrivere. Lo chiamai al telefono, chiedendogli un incontro, la sua risposta fu subito positiva e con una voce cordiale e calda mi fissò un appuntamento per il giorno dopo. Il vecchio medico aveva 86 anni, portati benissimo, di bell’aspetto e molto simpatico, vestito in modo impeccabile e in giacca e cravatta. Il nostro incontro fu una lunga chiacchierata su Fonte Nuova e sui paesi limitrofi. I suoi racconti interessanti riguardavano un lungo periodo della sua vita da medico, a volte divertenti altre volte bizzarri, in un periodo che va dal 1953 ai giorni nostri. In una delle tante storie, il dott. Vicario mi raccontò di come a avvenivano le chiamate al medico di campagna a Torlupara: in quel periodo, siamo nei primi anni ’50, le strade non erano asfaltate, di telefoni ancora non si parlava figuriamoci di cellulari; per avvisare il medico di un’urgenza, si usava mettere un drappo rosso su un ramo di un albero, il medico, passando con la vettura, vedeva il segnale e capiva che lì c’era una necessità. In un altro episodio della sua vita, l’anziano medico mi raccontò che per le sue visite a volte era pagato con delle uova, altre volte con dell’olio o con del vino. Di soldi non ce n’erano molti, le strade non asfaltate e piene di buche scuotevano le bottiglie di vino che si stappavano fragorosamente, versando il contenuto sui sedili dell’auto: il risultato era che la Fiat 500 del Dott. Vicario puzzava sempre di aceto, con disappunto della gentile moglie Elena. Inoltre, il vecchio medico mi raccontò di un altro aspetto delle sue passioni, l’amore per la Storia, l’Archeologia e la Scrittura. Scrisse saggi sugli avvenimenti che avevano coinvolto il nostro territorio, pieno di Storia. Dal 1960 in poi si dedicò con passione anche alla storia locale come giornalista e scrittore, divenne corrispondente del Tempo e con i suoi articoli denunciò e mise in luce le esigenze di un paese che stava crescendo velocemente e disordinatamente ma senza un vero supporto delle varie Amministrazioni”.
“Fu ispettore onorario per le Antichità di Monterotondo e Mentana, tra il 1972 e 1976 – continua Moscatelli – alla fine, quella rivista che volevo fondare rimase solo un progetto mai realizzato ma io acquistai un amico, un caro amico. Salvatore G. Vicario, divenne Pino, così chiamato dagli amici e insieme a lui ho scritto e raccontato gli aspetti del nostro territorio. Le nostre frequentazioni divennero giornaliere, con Pino ho trascorso cinque bellissimi anni della mia vita; passavamo il tempo scambiandoci continuamente le idee su come costruire un articolo o su come inserire una fotografia in un testo. Erano frequenti le nostre visite e le nostre partecipazioni alle conferenze che si tenevano al Museo Lanciani di Montecelio e in giro per il territorio. Ricordo con piacere le nostre chiacchierate in auto, ricordo i suoi consigli e le sue paternali, dispensate sempre con un gran sorriso sulle labbra. Lo chiamavo “capo” e lui mi rispondeva sempre con affetto ma nel dialetto della sua terra d’origine, la Sicilia. Io non capivo e allora lui mi spiegava. Era diventato un mio fratello maggiore. Posso sicuramente dire che Pino Vicario era un raro uomo buono, in questi cinque anni l’ho visto arrabbiato poche volte e comunque sempre per alcuni minuti soltanto. Dopo una discussione, gli tornava subito il sorriso. Non riusciva a tenere il broncio. Non conosceva il rancore ed era sempre pronto al dialogo per trovare una soluzione a qualunque problema. Ora Pino se ne è andato e ha lasciato un grande vuoto intorno a me, anche adesso mentre scrivo, ogni tanto penso “chiamo il Capo e gli chiedo un suo parere”, poi mi rendo conto che il mio caro amico Pino non c’è più e allora torno a scrivere da solo”.
Emanuela Muccigrosso, storica dell’Arte, ci racconta la sua amicizia e collaborazione con l’indimenticato Professor Vicario:
“Cara Emanuela, il segreto della vita è non mollare mai e tu hai tutte le carte in regola per resistere. Io non ho mai mollato, nonostante tutto. E’ stato così che ho conquistato mia moglie”.
“Il dott. Vicario era un uomo d’altri tempi, di grande ricchezza intellettuale ma soprattutto umana. Ha scritto la nostra Storia, popolare, archeologica e artistica, regalandoci un bene di inestimabile valore: la nostra identità. Ogni suo racconto era infatti un tesoro di inestimabile valore, come non citare gli aneddoti della sua amicizia con Federico Zeri, i ricordi vividi della sua giovinezza e la stesura del suo primo libro. Ho avuto il privilegio di conoscerlo e l’onore di poterlo ringraziare per aver creduto in me come anche nei giovani ragazzi del territorio, anch’essi affascinati dalla sua personalità importante e dalla sua saggezza. Mancherà molto ma so che vivrà nella memoria dei suoi insegnamenti, nella nostra memoria. Grazie, Dottore”.