Acheter des stéroïdes anabolisants

Katy Blacksmith presenterà il suo libro “Bestia di Pterr” venerdì 12 maggio alle ore 16.30 presso la Biblioteca Comunale di Fonte Nuova.

Per iniziare parlaci un po’ del tuo libro, trama, idea alla base, messaggio di fondo…

Il libro si intitola Bestia di Pterr e prende l’avvio dal più classico dei classici della fantascienza: il rapimento da parte di alieni. La protagonista, Sara, si ritrova con la testa intrappolata in un guscio metallico senza avere idea di come sia successo. Sedata per mesi, ha brevi sprazzi di lucidità, ma solo più tardi scoprirà di essere stata rapita da alieni che la considerano alla stregua di una bestia. Sola, strappata a tutto ciò che conosce e priva di qualsivoglia sostegno, Sara è convinta che l’impresa da compiere sia tornare a essere considerata un individuo in grado di autodeterminarsi, invece scoprirà che è viva solo grazie a un equivoco. La vera sfida sarà sopravvivere a quello. Ciò che è racchiuso in questo libro è un messaggio di speranza: c’è un eroe dentro ciascuno di noi, non è una qualifica riservata a pochi eletti. Quando le vicende della vita ci pongono davanti a situazioni che ci paiono insostenibili, troveremo sempre energie e stratagemmi per sopravvivere, scoprendo di che pasta siamo fatti davvero.

Come definiresti la tua scrittura

La lettura è scorrevole e il linguaggio è preciso senza essere troppo tecnico, tanto che anche persone che normalmente non scelgono la fantascienza mi hanno detto di essersi appassionate alle vicende della protagonista, con tutti i suoi pregi e i suoi limiti. Ho una formazione tecnico-scientifica e questo aiuta molto nel genere fantascientifico. A questo romanzo ho voluto dare un taglio verosimile o almeno plausibile; quando scrissi il mio primo racconto completo di fantascienza avevo quattordici anni, e lo infarcii di assurdità. Questo romanzo nasce per rimettere le cose nella giusta prospettiva e provare a me stessa che posso fare molto meglio di quella roba là.

Quanto ci hai messo a trovare il tuo “stile”

Scrivo piccoli racconti e butto giù idee su carta fin dalle elementari, credo che per tutti coloro che scrivono sia così, e per tutti lo stile si evolve continuamente. È legato al nostro modo di vedere il mondo e alla crescita personale. Nella vita siamo spesso convinti di capire tutto e tutti ma comprendersi con precisione non è banale, così nei miei scritti sono presenti i fraintendimenti: in genere chi ascolta ha in mente i propri guai e pesa ogni parola altrui in base ad essi. È anche vero che non sempre ci si accorge di essere stati fraintesi. Altre volte, invece, lasciarsi fraintendere può tornare comodo per mille ragioni. Di sicuro la comunicazione non esatta tra persone svela desideri e timori dei singoli; è anche uno dei motori che muove il mondo.

Hai scelto di pubblicare in self, puoi spiegarci i motivi?

Tengo a precisare che la mia è una scelta ponderata. Le case editrici – e mi riferisco a quelle serie; non voglio neppure prendere in considerazione quelle a pagamento – hanno alcune modalità di approccio all’autore che mi irritano, a partire dalle pretese che mettono a contratto. Una larga parte dei diritti che esigono, non vengono sfruttati. Parlo delle traduzioni, delle trasformazioni in opere teatrali, della trasformazione in opere audiovisive e molto altro. Ogni tipo di sfruttamento acquisito e non realizzato, impedisce all’autore di monetizzare la propria opera muovendosi eventualmente in autonomia. Le case editrici chiedono i diritti su tutto ma producono solo il cartaceo. Quando producono l’ebook, lo mettono in vendita a prezzo spropositato, pur essendo un formato praticamente privo di costi. E questo lo trovo scorretto verso i lettori. Inoltre spesso i contratti delle case editrici in realtà sono costruiti per mettere sotto contratto non tanto l’opera, quanto l’autore, attraverso una lunga serie di prelazioni, obblighi e limiti (e una volta ho visto anche multe salatissime). Inoltre la parte di eventuale risoluzione del contratto è fortemente sbilanciata a favore della casa editrice, penalizzando l’autore. Inoltre dopo la pubblicazione non comunicano tempestivamente all’autore se la sua opera vende, se piace, se viene letta. Io credo che soffrirei tantissimo nel non sapere se la mia fatica trova riscontro. Certo, da autrice self devo prendere molte decisioni, mi devo interfacciare con editor e grafico, imparare a promuovermi e fare molto del lavoro che una buona casa editrice svolge. Ma per quanto mi riguarda preferisco così che scontrarmi con i molti limiti di cui sopra ho dato solo alcuni accenni.

La fantascienza è una tua passione?

A dire il vero sono onnivora per quanto riguarda le letture: dai saggi ai romanzi, dalla fantascienza ai polizieschi, ma anche gli horror, i romanzi per ragazzi… sono pochi i generi che non leggo. Ultimamente mi sono avvicinata anche alla narrativa cinese e al mondo complesso e affascinante che si rifà a molti dei loro miti. È un mondo molto ricco e vasto, merita conoscerlo. Mi appassionano meno le storie troppo realistiche di persone in situazioni di tutti i giorni e sofferenti: Il cacciatore di aquiloni l’ho chiuso dopo poche pagine. Non perché l’autore non sia capace, al contrario: è troppo bravo nel descrivere una situazione che in me tocca corde dolorose e siccome sono una vigliacca, sono fuggita.

Il bello della fantascienza per te è…

…poter reinventare intere società basandole su paradigmi diversi e specie del tutto differenti, tecnologie che migliorano (o a volte complicano) l’esistenza ma col vantaggio (almeno per me) di restare saldamente ancorata ai binari della fisica. In realtà spero sempre che si trovi il modo di aggirare i limiti attuali della teoria dello spaziotempo, così da poterci muovere davvero in spazi sconfinati. Le regole, salde e chiare, sono l’ossatura e la struttura della realtà, anche quella immaginata. Mi danno conforto per affrontare anche il più confuso dei caos.

Che tipo di fantascienza prediligi, quella ludica o quella sociale che affronta anche temi importanti con il genere?

Più che i contenuti, per me è importante lo stile dell’autore. Se la narrazione scorre, c’è proprietà di linguaggio, i giusti tempi e quantità di particolari, se è evocativa anche con solo una pennellata e incontra il mio gusto, io sono disposta a seguire qualunque storia, che sia impegnata o leggera. E non sempre una penna ironica è lontana da temi importanti e significativi. A volte proprio nei momenti in cui viene servito un momento spensierato arriva la coltellata o l’affondo: una storia è finta, ma non falsa.

Quali sono le sfide che hai incontrato durante la scrittura del tuo libro? Come sei riuscita a superarle?

La prima sfida è stata decidere cosa tenere (e perché) di tutto il materiale che avevo scritto, che era tanto. All’inizio i protagonisti avrebbero dovuto essere due: Sara, che aveva una piccola parte, e Michele a cui avevo dedicato la maggior parte del testo. Solo che più scrivevo e più mi rendevo conto che a Michele non succedeva niente, gli andava tutto bene, gli mancava drammaticità, era noioso. L’ho capito leggendo uno dei tanti manuali di scrittura. Mi ha aperto gli occhi facendomi capire che in quel modo il personaggio di Michele era inutile. Allora ho preso coraggio e in meno di un minuto ZAC! ho eliminato ben più di metà romanzo, per potermi concentrare solo su Sara. A quella poverina ho mandato il mondo in mille pezzi, al punto che all’inizio io e lei ci stavamo reciprocamente antipatiche. C’è voluto del tempo perché si aprisse con me, iniziasse a fidarsi e a raccontarmi davvero di lei. È stato un processo lungo, ma oggi posso dire che siamo diventate amiche. Poi ho dovuto imparare tantissime cose che non conoscevo: come impaginare, quali sono gli accorgimenti per produrre file con le caratteristiche richieste per la pubblicazione e tutto il processo. Come dico spesso: se qualcuno lo ha già fatto, allora lo posso imparare.

Qual è il tuo processo di scrittura? Preferisci pianificare tutto prima o lasciarti guidare dall’ispirazione del momento?

Dipende molto dal romanzo, non è uguale per tutti. Per me il seme del romanzo è principalmente un’emozione, un suono, una parola o un’immagine, il nocciolo centrale attorno a cui si sviluppano gli avvenimenti, lo stesso nucleo che poi mi mostra i personaggi. Alcuni di loro si impongono anche mentre faccio altro, mi perseguitano, sono il primo pensiero al mattino (sono anche molesti presentandosi prima del caffè, dovrebbero almeno aver il buon gusto di aspettare dopo colazione) e altri invece mi sfuggono a lungo e li devo inseguire per farmi raccontare i loro segreti. Ci sono storie che ho già chiare nell’evoluzione, e altre che mi sorprendono mentre le scrivo. Ho notato anche che i personaggi che si presentano spontaneamente senza essere stati decisi a priori sono quelli che hanno più cose da donare alla storia, al punto da apparire magari alla fine del libro, ma essere talmente freschi e reali, per me, da ispirare una nuova storia che merita raccontare. E la cosa che più mi stupisce è che a volte particolari nati per caso si rivelano decisivi molto più avanti durante la narrazione. Insomma, non ho ancora capito dove nascano davvero le storie che scrivo.

Ci sarà un seguito? C’è qualcosa che vuoi esplorare o provare con la tua scrittura nel prossimo libro?

Confermo, ci sarà un seguito. Mi sto dedicando alla seconda revisione dopo il secondo editing proprio in questi giorni, e sarà un libro molto più ampio, a volte duro. La sfida del secondo libro è stata proprio la complessità della vicenda. Dopo essere stati introdotti al mondo oltre la terra da Sara (nel primo libro), ci sposteremo per grandi distanze, avremo a che fare con molti altri personaggi, con segreti che non devono essere svelati durante una vasta indagine, con rapporti conflittuali, con amicizie profonde e soprattutto avremo a che fare con due cattivi veri. E se non bastasse la difficoltà del gestire una trama complessa, mi sono imposta di portare il lettore, almeno in un punto, a empatizzare e a commuoversi per quei due farabutti, pur sapendo quanto siano abietti. Chi lo ha letto mi dice che ci sono riuscita. È stato un lavoro impegnativo che ho potuto portare a termine soprattutto grazie alla professionalità della mia editor, che ha saputo indicarmi le carenze e le eccedenze ove intervenire per renderlo godibile. Ho imparato molto, e anche se ho ancora moltissima strada da fare, almeno adesso non ho più paura nell’affrontare trame lunghe e complesse.

Le tue influenze nella scrittura

Leggo di tutto da oltre quarant’anni, se ora tirassi fuori dei nomi senza battere ciglio saresti autorizzato a non prendermi sul serio. È molto difficile indicare senza incertezze chi o che cosa ha influito davvero su un percorso personale lungo, e non sempre sono solo i romanzi a formare un autore. Posso indicare alcuni autori che amo e che rileggo con piacere ogni volta, ma che mi guardo bene dal copiare: Neil Gaiman, Terry Pratchett, Stephen King, Agatha Christie, non necessariamente in quest’ordine. In realtà ogni libro mi lascia qualcosa, compresi quelli che non mi sono piaciuti. Riuscire a focalizzare gli esatti motivi per cui la lettura non è stata gratificante mi aiuta a evitare consapevolmente alcuni atteggiamenti che, da lettrice, non gradisco.

Tre libri di fantascienza che consigli e che sono stati per te fonte di ispirazione

Prima di tutto voglio ringraziare Douglas Adams per aver scritto la trilogia in quattro parti composta da cinque libri (e già avete capito il tipo) che inizia con La guida galattica dell’autostoppista. Attraverso personaggi assurdi (i burocrati vogon e le loro poesie, il presidente dell’universo, i topi pentadimensionali, il vaso di petunie, la casa rovesciata di Slartibartfast, l’indimenticabile Marvin…) riesce a mettere in evidenza le contraddizioni di aspetti della quotidianità che, filtrate attraverso la sua penna, diventano meraviglia. Lo ringrazio perché mi ha mostrato che anche una narrazione folle può dare risultati eccellenti. Poi Straniero in terra straniera di R. A. Heinlein, libro di cui ricordo la sensazione di solitudine e straniamento a distanza di anni, segno che ha davvero reso realistico il protagonista e la storia. E per ultimo Monnalisa cyberpunk di W. Gibson del quale fino a metà libro non ho capito cosa accidenti stessi leggendo, ma nonostante ciò la sensazione era di una fascinosa oscurità.

I tuoi tre film di fantascienza preferiti

Guerre Stellari diretto da George Lucas, eXistenZ diretto da quel meraviglioso folle che è David Cronenberg, Il mondo dei robot (quello del 1973, da cui molti anni più tardi han rifatto la serie Westworld) diretto da Crichton. Ci sono anche molti film e serie più recenti che mi sono piaciuti tantissimo, ma questi tre mi hanno lasciato un’impressione profonda.

Dove è possibile comprare il tuo libro?

Bestia di Pterr si trova su amazon, sia in cartaceo che in ebook. La versione epub si trova anche su kobo e i siti collegati: ibs, feltrinelli e il libraccio, per chi non ha il kindle.

Bio dell’autrice: Nata in Piemonte, dove ha trascorso i primi quarant’anni della sua vita, si è successivamente trasferita nei dintorni della Capitale dove vive tutt’ora.
Non si è mai sentita a proprio agio negli stereotipi di genere e questo l’ha portata a seguire la via delle arti marziali sin da bambina (prima Judo, poi Kendo, Iaido e Ju-tai-jutsu), ad acquistare due motociclette, un flauto traverso e due chitarre elettriche, e a indirizzare i propri studi su materie tecniche e scientifiche (diploma in chimica, laurea in fisica e master universitario in tecnologie birrarie). Proprio gli studi scientifici l’hanno aiutata a disciplinare la vena irrazionale.
Nel tempo è stata sviluppatrice di software su piattaforma linux e dipendente di due tra i più grandi birrifici artigianali italiani; l’ultima frontiera a cui ha scelto di dedicare le proprie energie è pubblicare i suoi romanzi. Da lettrice onnivora, non può limitarsi a un solo genere: le prime due opere appartengono al genere fantascienza, ma in programma ci sono xianxia, fantasy urbani e fantasy ambientati in un ipotetico medioevo.
Oltre alla scrittura e alla lettura, ama i gatti (che sembrano ricambiarla); si imbambola di fronte alle scene di arti marziali e alle ferramenta; si immerge in lunghissimi drama storici orientali; produce idromele e birra in casa (con soddisfazione del marito e di amici); ascolta heavy metal e progetta piccoli oggetti in grado di migliorare alcuni aspetti del quotidiano. Non ha il pollice verde, per cui ha realizzato un impianto idroponico automatico che coltiva per lei le fragole in salotto.
Non stira. Mai.

About the author

Giornalista, sceneggiatore, raccontastorie, papà imperfetto. Direttore di Sitopreferito.it e fondatore de laragazzapreferita.it e di romastorie.it. La sua vocazione è raccontare storie improbabili di ingenui e sognatori. Ha un sacco di amici immaginari...

Related

JOIN THE DISCUSSION

pharmacologie du sport

hormones anabolisantes

stéroïdes populaires en France

anabolisants et les hormones

Hormones et steroides en France